DARFUR il giorno dopo

Darfurroma_2Italiani, africani, turisti e curiosi hanno sfilato ieri per le strade di Roma per ricordare le migliaia di morti e i due milioni di sfollati del Darfur, regione del Sudan interessata ormai da anni da una sanguinaria guerra. In altri 50 paesi di tutto il mondo altre migliaia di persone hanno contribuito con concerti, convegni, mostre e altre iniziative culturali sull’argomento.

BBC ha dedicato uno spazio speciale della sua programmazione, e una sezione del suo sito Web, al conflitto che da anni riguarda l’Africa centro-orientale. Nelle principali edizioni dei TG italiani la notizia del Global Day for Darfur è stata però diffusa con brevi interventi da studio, senza servizi (o approfondimenti) e con immagini di repertorio.

Mentre ancora si discute se quello del Darfur sia un genocidio o meno, quattro milioni di persone vivono in condizioni disumane, soffrendo quotidianamente la fame, la sete e la mancanza di strutture idonee per ricevere un minimo di assistenza sanitaria. In queste condizioni, nello sterminato campo profughi di Otash, vivono centinaia di migliaia di sfollati. Erano gli abitanti di una quarantina di pacifici villaggi, che ora non esistono più, rasi al suolo dalla forza devastante e omicida dei Janjaweed.

Milioni di persone non possono fare ritorno alle loro case, ai loro villaggi, non solo per motivi di sicurezza, ma semplicemente perché tutto ciò che avevano costruito in una vita di lavoro non esiste più. Terra bruciata. Come la speranza.


Ringrazio ancora gli amici blogger che, anche in questa occasione, hanno dimostrato la loro sensibilità partecipando con interventi, post, e-mail e altre attività allo spirito del Global Day for Darfur. Ho sostituito il banner della manifestazione con una nuova immagine così, chi lo vorrà, potrà continuare ad ospitare sul proprio blog il link per partecipare alla petizione sul Darfur.

Un ringraziamento particolare va allo staff della Stampa.it e ad Anna Masera, che – su segnalazione mia e di IB4D – hanno preso a cuore l’iniziativa, dedicando al Global Day for Darfur articoli, approfondimenti e una ricca sezione multimediale, nonché un rimando nell’edizione cartacea della Stampa di domenica.

Grazie a tutti!

24 Comments

  1. Ti ringrazio per questo articolo…non permettiamo che si dimentichi, che l’opinione pubblica si distragga..
    Una grossa parte della popolazione è priva di assistenza, staccata in territori agricoli controllati dal Governo o dai ribelli e inaccessibili agli aiuti umanitari…
    Lo scorso anno la situazione umanitaria ha subito un pauroso peggioramento, con altre migliaia e migliaia di nuovi senza tetto all’interno dei confini di questa regione.
    Nel 2007 le cose non sono cambiate con il Governo di Khartoum che ha cessato di inviare truppe in Darfur,.continuano i bombardamenti delle postazioni ribelli e gli attacchi delle milizie arabe Janjaweed, si accaniscono sugli sfollati, massacrano di civili distruggono villaggi.
    Due terzi della popolazione del Darfur versa in una situazione intollerabile. Metà sono sfollati che campi di accoglienza, altri vivono in comunità locali che offrono ospitalità.
    Mi auguro che il lavoro dell’UNICEF continu senza intoppi e che non siano a rischio i fondi come è accaduto nel 2006…

  2. Non bisogna davvero molare. Grazie Aneicoco, per le tue parole. Ho postato il tuo commento. Su queste battaglie io ci sono sempre e questo lo sai. Ciao Giulia

  3. Ti seguo sempre con piacere e ammiro il tuo impegno per questa causa. Sono appena passato su Metamorphosis è ho visto che in sardo te la cavi bene. Un abbraccio, Fabio

  4. sono rimasto stupito quando il 29, nel sentire le notizie del tg, hanno accennato anche alla manifestazione…ho pensato che allora doveva essere tutto vero, visto che ne parlavano in tv…
    l’opinione che ho sul perchè fino ad adesso si è fatto poco o nulla per risolvere la situazione di quella regione è che, fino ad adesso, nessun grande interesse occidentale è stato direttamente toccato!! visto che la nostra attenzione è molto selettiva, la si concentra tutta su questioni di cui “vale veramente la pena”: evidentemente il Darfur non rientra(va) in questa. (anche se onestamente mi sfugge, a corollario di quanto appena detto, il perchè dell’intervento dell’occidente in rwanda all’epoca delle guerre tutsi-hutsi…)

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