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Penitenziagite!

Lens, il blog fotografico del New York Times, oggi si occupa dei flagellanti e dei “Riti settennali di penitenza”, che si tengono – appunto – ogni sette anni a Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento. Le processioni iniziano dopo la festa dell’Assunzione (15 agosto) e vi partecipano più di un migliaio tra donne e uomini con una tunica bianca e un cappuccio che copre il volto. Camminano per le viuzze del paese e intanto si percuotono il petto e la schiena con oggetti appuntiti, rito che secondo la tradizione porta a riconciliarsi con  Dio attraverso la penitenza.

La tradizione va avanti da secoli e le cose non sono cambiate molto, a parte qualche cellulare in tasca. Wikipedia alla mano, un breve ripasso sui flagellanti:

I flagellanti furono un movimento religioso caratterizzato dalla pratica dell’autoflagellazione in pubblico, in segno di penitenza. La flagellazione era una pratica religiosa piuttosto diffusa, anche in molte religioni del mondo antico, come per esempio il culto egiziano di Iside, o i misteri dionisiaci. Anche durante le feste romane dei lupercalia si usava fustigare le donne, per favorire la fertilità. Gli ebrei praticavano l’autoflagellazione durante le grandi cerimonie nel tempio di Gerusalemme. Nel medioevo, la flagellazione era una forma di penitenza impiegata da numerosi ordini religiosi, quali camaldolesi, cluniacensi, domenicani.

All’inizio del XV secolo, il concilio di Costanza, quello indetto per porre fine allo scisma d’Occidente, impose il divieto alla costituzione di movimenti religiosi che praticassero l’autoflagellazione in pubblico. Ma, come è noto, non basta certo un divieto per continuare a scartavetrarsi la pelle di tanto in tanto. Così nei secoli successivi nacquero numerosi altri movimenti di flagellanti. Oltre alla processione di Guardia Sanframondi, l’autoflagellazione viene ancora praticata in pubblico nelle processioni dei Vattienti a Nocera Terinese e dei Battenti a Verbicaro. La prossima in provincia di Benevento sarà nel 2017.

Gli scatti fotografici ripresi dal New York Times sono del fotoreporter italiano Roberto Boccaccino. Ha 26 anni, lavora da qualche tempo come indipendente e nel 2010 il suo lavoro sul rapporto tra Lego e Billund, la città dove sono nati i celebri mattoncini, è stato selezionato per il Lumix Young Photojournalism Festival. (Lego! Ne riparleremo.)