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Morire in treno

Binari

Conoscevo personalmente Ferdinando Borelli, l’anziano signore morto venerdì per infarto sul treno Savona-Torino e, incredibilmente, scoperto solamente al ritorno del convoglio da Torino a Savona.
Nando era un galantuomo, una persona d’altri tempi, sempre disposto a prodigarsi per la sua Torino che amava tanto. Aveva quasi quattro volte la mia età, ma mi sorprendeva sempre per la sua vitalità, per l’incredibile numero di impegni che riusciva a fronteggiare quotidianamente, cercando di non scontentare mai nessuno.

Lo immagino solo, seduto sul treno di ritorno dalla settimanale visita a Noli per accudire l’orticello della casa in Riviera. Se n’è andato nell’indifferenza generale. Probabilmente, come i tanti passeggeri che quotidianamente affollano quella tratta, chiunque di noi avrebbe immaginato che quell’anziano e distinto signore stesse semplicemente dormendo. Ma non riesco a togliermi dalla testa il pensiero del povero Nando fermo per un’ora in stazione, senza che nemmeno un’anima pia del personale ferroviario si sia presa il disturbo di provare a svegliare quell’uomo, avvisarlo di essere all’ultima fermata. Che ne sarebbe stato di lui se tutto fosse accaduto a luglio? Rinchiuso in un vagone, magari parcheggiato al sole per un paio di giorni.

Per uno strano gioco del destino, il giorno seguente ho preso anche io quel treno di ritorno da Savona. Non sapevo ancora della sua scomparsa. Mi chiedo cosa sarebbe potuto accadere se avessi preso quel treno 24 ore prima, se mi fossi trovato davanti quel garbato signore “assopito profondamente” sulla sua poltroncina di seconda classe. Forse avrebbe trovato prima il suo capolinea. Chissà.

Ciao Nando, fatla bon-a.