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Un sogno

Erano 250.000 le donne e gli uomini assiepati in quel caldo pomeriggio del 28 agosto 1963 sulla spianata davanti al Lincoln Memorial di Washington DC per celebrare la Marcia per il lavoro e la libertà.
La capitale degli Stati Uniti d’America non aveva mai conosciuto, in tutta la sua storia, una così grande invasione di manifestanti, pronti a battersi per i loro diritti ormai calpestati da troppo tempo. Centinaia di migliaia di neri protestavano contro uno Stato incapace di garantire i loro diritti sanciti un secolo prima dopo i sanguinosi eventi di Gettysburg e di una guerra civile forse mai sopita.

Parlarono in molti quel mercoledì pomeriggio, poi Martin Luther King, Jr. salì sul podio sotto lo sguardo fermo e severo dell’imponente monumento marmoreo dedicato ad Abraham Lincoln, il presidente che abolì la schiavitù. Davanti a quella moltitudine di persone, il reverendo di Atlanta raccontò il suo sogno di uguaglianza, di giustizia e di fratellanza.

Ho un sogno, che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”.
Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza.
Ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca per l’afa dell’ingiustizia, che soffoca per l’afa dell’oppressione, sia trasformato in un’oasi di libertà e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non siano giudicati in base al colore della loro pelle, ma in base al contenuto del loro carattere.
Ho un sogno oggi!
Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole “interposizione” e “nullificazione” – un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli.
Ho un sogno oggi!

Anche grazie all’enorme successo della Marcia per il lavoro e per la libertà, l’anno seguente (1964) il Congresso USA approvò in via definitiva il Civil Rights Act, decretando fuori legge qualsiasi tipo di discriminazione di carattere sessuale e razziale. Nel 1965 il nuovo Voting Rights Act sancì definitivamente il diritto al voto per qualsiasi cittadino americano.

Nonostante un’uguaglianza formalmente sancita dalla legge, di fatto molte comunità di afro-americani subiscono ancora oggi pesanti discriminazioni negli Stati Uniti d’America, specialmente in alcuni stati del sud. Le professioni più qualificate, e meglio pagate, restano precluse alla maggior parte dei neri, statisticamente con un grado di istruzione inferiore rispetto al resto della popolazione. In molte carceri statunitensi la percentuale di afro-americani supera abbondantemente quella dei bianchi, semplicemente perché i primi non possono permettersi un avvocato. Le statistiche sulle esecuzioni capitali [PDF] dicono che nonostante la comunità nera rappresenti il 12% della popolazione americana, il 34% delle pene capitali eseguite dal 1976 a oggi ha riguardato cittadini afro-americani.