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Un topo contro la distrofia

Topocorsa Dieci anni fa un team di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland, USA) era riuscito a dare a un topolino una grande forza fisica, compiendo un grande progresso complessa ricerca dello sviluppo e della crescita degli apparati muscolari. Il risultato era stato ottenuto escludendo dal patrimonio genetico di alcuni topolini il gene con le istruzioni per produrre la miostatina, una particolare proteina in grado di regolare e limitare la crescita muscolare. I topi culturisti ottenuti da questa selezione erano in buona salute e avevano un ciclo di vita simile ai loro parenti più smilzi.

Dopo quel successo, il team guidato dal prof. Se-Jin Lee ha proseguito le ricerche e ha scoperto che stimolando la produzione della follistatina, un’altra proteina responsabile della crescita muscolare, è possibile raddoppiare ulteriormente la crescita muscolare scoperta dieci anni fa. “Se li osservi, i topolini paiono completamente normali, sono solamente un po’ più grossi” ha detto Lee al Guardian.

I muscoli di questi super-topi sono fino a quattro volte più sviluppati rispetto al normale. Le fibre muscolari sono più grandi del 117% e racchiudono un numero maggiore di fasci muscolari, circa il 73%.
Lo scopo della ricerca è lo studio delle dinamiche che portano alla crescita e al deperimento delle fibre muscolari, causato da malattie come la distrofia. Se-Jin Lee dice che: “Questa scoperta potrà aiutarci moltissimo nello studio delle malattie muscolari degenerative e della progressiva perdita di tonicità muscolare con l’avanzamento dell’età”.

Un farmaco per inibire la miostatina è già in fase di sperimentazione clinica per trattare la distrofia muscolare, mentre è allo studio un medicinale per aumentare la produzione di follistatina, il cui ruolo nella crescita dei muscoli è stato confermato dalla ricerca dell’università di Baltimora.
Sono circa 60 i tipi fino a oggi conosciuti di distrofia muscolare e neuromuscolare. Queste patologie aggrediscono muscoli e neuroni, rendendoli progressivamente incapaci di muoversi e di trasmettere informazioni. Al momento non esiste cura e da anni numerosi ricercatori cercano di capire il meccanismo genetico, generalmente ereditario, che porta al manifestarsi della malattia.