Nell’aprile dello scorso anno, il 21 per la precisione, vi ho raccontato della visita di Guido Ceronetti in quella che fu la sua – e la mia – scuola elementare, la Federico Sclopis di Torino. Lo scrittore era stato invitato dalle formidabili insegnati che da anni lavorano per recuperare la memoria di quanto accadde tra le mura di quell’edificio scolastico che sorge a pochi passi da piazza Statuto da fine Ottocento. Dalla visita di Ceronetti è passato ormai un anno e mezzo e nel frattempo le maestre della scuola hanno proseguito il loro determinato lavoro di recupero, come racconta oggi sul Corriere della Sera Annachiara Sacchi in un bell’articolo pubblicato nella sezione Cultura del giornale.
Da mesi le insegnanti della scuola lavorano ad alcuni progetti legati ai 150 anni dell’Unità d’Italia, che saranno celebrati il prossimo anno a Torino. E la cosa interessante è che lì, nelle classi dove studiarono Ceronetti e anche un certo Carlo Maria Martini divenuto cardinale, la festa sarà non solo dei ragazzini italiani, ma anche dei tanti figli di immigrati extracomunitari che mandano i loro ragazzi a studiare alla Sclopis.
Ora in alcune classi il 50 per cento degli studenti è straniero. Ma l’atmosfera «deamicisiana» si respira ancora. Merito della struttura ottocentesca, dei corridoi grandissimi, delle aule affacciate sul cortile interno. Ma anche del continuo lavoro di «memoria » portato avanti dalle maestre. È nato così il piccolo museo della scuola, una stanza (aperta al pubblico) dove sono raccolti banchi antichi, registri, libri, pennini che raccontano epoche lontane.
Maria Elena Revelli, la maestra che cura con tre colleghe questo progetto (e molti altri), insiste sul «ricordo». «Abbiamo intervistato decine di ex allievi, visitato i luoghi storici della zona, preparato una serie di libri con il comitato per i 150 anni, letto e archiviato i giornali del 1961, l’anno del centenario».
Certo, non è semplice spiegare il Risorgimento alle elementari, visto che non è previsto nei programmi. «Ma i bambini sentono che è in arrivo un anniversario speciale». E la storia dell’Unità d’Italia «viene inserita comunque nelle ore di educazione alla cittadinanza». Anche la Sclopis sarà, in primavera, alle Officine Grandi Riparazioni. Con un progetto di scrittura creativa, un calendario, un giornalino, una conferenza. La linea del tempo che dal 1861 porta al 2011. «Il messaggio— dicono i maestri—è ancora valido: uniti si cresce».
(Ah, Maria Elena, la maestra dell’intervista, è mia madre. Brava.)
L’articolo ripreso da Anecòico presta a numerose riflessioni. Una di queste è che la riforma ha estirpato buona parte dell’insegnamento della storia dalla scuola primaria. Un tempo il ragazzino che usciva dalle elementari conosceva, almeno a grandi linee, un arco temporale che partiva dalle civiltà antiche e giungeva all’Italia contemporanea. Ora non è più così: si termina la quinta sbarcando in America con Cristoforo Colombo. Se l’insegnante avverte la necessità di parlare dei centocinquant’anni del Regno d’Italia deve fare i salti mortali ricorrendo agli studi sociali o a quelli sul territorio, per colmare lacune che altrimenti sarebbero superate solo al termine della scuola secondaria.
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se mi vuole contattare: 347 – 4398707 oppure fb: marisapatriziamargara
Cordialmente,
marisa margara
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