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il blog di emanuele menietti

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Comizio con pistola

13 Novembre 2010

Su Life.com, il sito web che raccoglie l’archivio della rivista statunitense famosa per i suoi fotoreportage, hanno pubblicato una serie di fotografie inedite della campagna elettorale di John Fitzgerald Kennedy del 1960, quella che l’avrebbe portato alla vittoria e che avrebbe sancito la sconfitta del repubblicano Richard Nixon.

Nella foto qui sopra, Kennedy tiene un breve comizio nella contea di Logan (West Virginia) in piedi su uno sgabello. Il particolare inquietante dell’immagine è il ragazzino alle sue spalle appoggiato a un’automobile intento a giocherellare con una pistola giocattolo. Il turno del Carcano, vero, sarebbe arrivato tre anni dopo.

Posted in: fotogiornalismo, timemachine Tag: fotografie, jfk, john fitzgerald kennedy, life

Vertigo

12 Settembre 2010

Talvolta a quelli del Denver Post piace vincere facile. La loro raccolta di fotografie aeree di Manhattan dello scorso luglio è strabiliante.

via il Post

Posted in: pillole, viaggi Tag: denver post, foto aeree, fotografie, manhattan, new york city

Noi… siamo ancora nel deserto

23 Marzo 2010

Dal 2007, Ashley Gilbertson fotografa l’assenza. Fotoreporter dell’Agenzia VII, Gilbertson ha deciso di immortalare le stanze da letto dei soldati americani caduti al fronte nei conflitti in Afghanistan  e Iraq. Le camere ritratte sono rimaste sostanzialmente uguali al giorno in cui furono abbandonate dai loro occupanti, pronti per salutare amici e famiglia e servire nelle forze armate.

Sospese nel tempo e nello spazio, le stanze degli scatti di Gilbertson illustrano con efficacia un vuoto impossibile da colmare, un’assenza destinata a non avere fine. Le fotografie in bianco e nero, a tratti metafisiche, sono state pubblicate sul New York Times Magazine dopo una attenta selezione da parte del fotoreporter. Le 19 stanze appartengono ad altrettanti soldati periti in guerra e ricordati dal Washington Post nella toccante sezione del proprio spazio online “Faces of the Fallen”, un album che propone i volti delle oltre 5.300 morti americane nelle operazioni Enduring Freedom e Iraqi Freedom.

Premiato per i propri scatti realizzati al fronte, da qualche anno Gilbertson ha deciso di raccontare la guerra sotto un nuovo punto di vista, meno esplorato e in grado di destare ancora qualche reazione nell’opinione pubblica, assuefatta allo stillicidio quotidiano delle morti in Iraq e Afghanistan. I reportage fotografici di Gilbertson sono ora dedicati agli effetti e alle conseguenze della guerra in patria e raccontano l’assenza di chi non tornerà più, come nel caso dell’album sulle stanze da letto dei private, o il percorso di sofferenza dei soldati rimasti gravemente feriti o con gravi disordini mentali dovuti agli stress subiti al fronte.

Molti giovani soldati tornano da laggiù con una mente devastata dalla paura e dagli incubi. A volte sono sufficienti alcuni mesi e l’assistenza di uno psichiatra per ottenere un recupero, ma nei casi più gravi le cure possono poco e gli spettri continuano a costellare l’immaginazione di chi è tornato. Ne ebbi testimonianza diretta qualche anno fa, quando una mia cara amica del Montana mi raccontò il ritorno negli States di un amico andato al fronte. Le furono sufficienti pochissime parole: Non è più lui.

Posted in: fotogiornalismo Tag: ashley gilbertson, fotografie, guerra, lens, new york times, soldati

60 anni a tutto regime

6 Ottobre 2009

La rubrica “The Big Picture” del Boston Globe mostra da alcuni giorni una formidabile serie di scatti realizzati durante i festeggiamenti per i 60 anni di Repubblica Popolare in Cina. La parata si è svolta lungo Chang’an Street, una delle principali arterie di Pechino e – a detta dei cinesi – la strada urbana più lunga (46 km) e larga al mondo.

cina60

Si fa festa per i 60 anni ma – come ricorda Amnesty International in un recente rapporto – un attivista è in prigione dal dicembre del 2008 con l’accusa di incitamento alla sovversione dei poteri dello stato in seguito alla sua proposta di lanciare una campagna di riforme; altri attivisti sono stati obbligati ad abbandonare la capitale, mentre per alcuni giorni si sono perse le tracce del direttore dell’Open Constitution: era sotto sorveglianza da parte della polizia.

Chi si batte per i diritti dei disabili e delle donne vittime delle politiche di pianificazione familiare finisce per essere sorvegliato dalla polizia in borghese e spiato al telefono. Alcuni membri del Partito democratico cinese sono controllati a vista dai poliziotti e non possono uscire dalle loro abitazioni, mentre un altro esponente del medesimo partito è stato condannato a 13 anni di carcere per sovversione.

Posted in: altrimondi, fotogiornalismo Tag: anniversario, cina, diritti umani, fotografie, parata, the big picture
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