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il blog di emanuele menietti

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Magic, voglio un unicorno a domicilio

18 Marzo 2015

magic-03“Siri, ricordami di comprare il latte quando esco dall’ufficio”, “OK Google, quando è nato Barack Obama”, “Cortana, che tempo farà domani a Torino?”. Se l’assistente automatico sul tuo smartphone è di buzzo buono, queste cose che gli hai chiesto a voce diventeranno in effetti promemoria o risposte, ma se provi a spingerti un po’ più in là e a chiedere qualcosa di più complesso fallirà ancora miseramente. La cosa che Siri, Google Now e compagnia non riescono proprio a fare è applicare al mondo reale una tua richiesta, renderla un’azione concreta. Se chiedi a Siri di ordinare una pizza, ti proporrà al massimo una serie di risultati con le pizzerie nei paraggi, poi a mano dovrai aprire ogni scheda dei locali proposti per scoprire se fanno consegne a domicilio. E lo stesso vale per qualsiasi altra cosa che vorresti farti consegnare da qualche parte.

Nell’attesa che Siri e soci diventino meno stupidi, negli Stati Uniti una startup si è inventata un servizio che si chiama Magic e che serve proprio per fare cose in cui gli assistenti automatici fino a ora hanno fallito: farti arrivare a domicilio qualsiasi cosa tu desideri, a patto che sia legale. Per usare il servizio basta inviare un SMS a un numero di telefono, formulando una richiesta, ad esempio “Voglio una pizza quattro stagioni e una birra”. A leggere il messaggio non c’è un sistema automatico, ma una persona con ossa, organi interni e una buona dose di pazienza. Se è la prima volta che stai usando il servizio, ti vengono richieste informazioni personali come nome, cognome, età e l’indirizzo di consegna. Dalle volte successive quelli di Magic sanno già chi sei perché associano il numero del tuo cellulare alle informazioni che hai dato.

Dopo avere ricevuto la richiesta, quelli di Magic controllano le pizzerie che fanno consegne a domicilio nei tuoi paraggi, ottengono un preventivo e ti inviano un messaggio con il prezzo finale e i tempi stimati di consegna. A quel punto puoi modificare l’ordine, comunicare un posto di consegna diverso dal solito e naturalmente confermare o rinunciare.

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Il pagamento avviene attraverso carta di credito utilizzando Stripe, un servizio che gestisce le transazioni con carta e che – soprattutto – serve per nascondere il numero della propria carta di credito a chi riceve il denaro, in questo caso Magic. I dati della carta non saranno mai visti da nessuno, non dovranno mai essere inviati via SMS e soprattutto resteranno gestiti e criptati da quelli di Stripe. (E comunque, ok, si può pagare anche in Bitcoin.)

La cosa interessante di Magic è che potenzialmente si può acquistare qualsiasi cosa tramite il servizio. Puoi ordinare una lista della spesa, chiedendo diversi prodotti e indicando un orario di consegna a casa tua; inviare un mazzo di fiori a qualcuno, scegliendo ovviamente che fiori; prenotare un volo, scegliendo tra il tragitto più economico o il più veloce. Ogni richiesta può essere affinata e modificata attraverso lo scambio dei messaggi, aggiungendo opzioni di diverso tipo o togliendone altre.

Magic per ora è attivo solo negli Stati Uniti ed è in fase di start-up, quindi c’è da aspettarsi qualche disservizio. Jason Del Rey di Re/code ha provato a ordinare un panino a San Francisco, un chicken parm (cotoletta di pollo fritta, con mozzarella e salsa di pomodoro dentro una pagnotta, eh), ma le cose non sono andate molto bene: il primo tentativo non è andato a buon fine, ci sono stati ritardi e alla fine gli hanno fatto arrivare una vaschetta di parmigiana e solo in un secondo tempo il suo paninazzo. Del Rey ha fatto il test nel momento di massima attenzione verso Magic, con i suoi operatori sommersi di richieste e in un numero insufficiente per rispondere a tutti. Quelli del servizio non si aspettavano una simile quantità di richieste e non erano evidentemente pronti a gestire tutta la logistica, che per le consegne a domicilio può essere molto complicata (se non sei Amazon, per esempio). Magic ha in parte ovviato al problema creando una lista di attesa quando ci si iscrive al servizio, ma se si pagano 50 dollari si può saltare la coda e ottenere subito udienza.

VentureBeat a fine febbraio ha intervistato Mike Chen, l’ideatore di Magic, che sul fatto di essere pronto a consegnare alle persone qualsiasi cosa ha detto che prima o poi il suo servizio permetterà di “farsi recapitare anche una tigre”. E se uno dice una cosa del genere, va a finire che qualcuno ci prova subito. Alexia Tsotsis e Ryan Lawler di TechCrunch hanno mandato un messaggio a Magic chiedendo di farsi consegnare una tigre presso la loro redazione. L’assistente che ha risposto alla richiesta ha detto che sì, certo, una tigre ve la mandiamo, però dovreste far finta di usarla per delle riprese e potrete tenerla solo temporaneamente. Tsotsis e Lawler hanno risposto che no, la tigre la vogliamo proprio comprare, in modi legali e senza far finta che ci sia dietro un film. E Magic ha risposto che le leggi della California impediscono di tenere animali esotici per uso domestico. In compenso a TechCrunch avrebbero potuto dare in prestito una tigre per un servizio fotografico, a patto di sborsare 13.400 dollari. Alla fine Tsotsis ha ordinato un barattolo di balsamo di tigre.

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Inviare messaggi a Magic è gratuito, si paga solamente quando si è confermato l’ordine, al quale viene applicata una commissione dal servizio. Per ora le tariffe sono applicate di volta in volta a seconda delle richieste: se per esempio vuoi farti consegnare qualcosa in un rifugio sperduto tra le montagne ti costerà molto di più rispetto a una consegna nel tuo quartiere. I prezzi applicati sono comunque comunicati prima della conferma dell’ordine, quindi si può sempre declinare l’offerta. Chen, il capo di Magic, dice che al momento il 50 per cento degli ordini è in pareggio (Magic cioè non ci guadagna né ci perde), che il 25 per cento è in perdita e che l’ultimo 25 per cento porta a ricavi.

Come hanno scritto molti osservatori, e come confermano le stime attuali di Chen, Magic è un’idea molto interessante, ma ancora un po’ per aria e con molte cose da sistemare per funzionare sul serio e mantenere le sue promesse. Per ora il servizio che in teoria dovrebbe procacciarti qualsiasi cosa, anche un unicorno, e portartela a casa è un unicorno.

Posted in: altrimondi, tecnologie Tag: cortana, google now, magic, mike chen, siri

Vita tranquilla

3 Giugno 2011

Il Global Peace Index (GPI) misura periodicamente quanto sono pacifici gli stati del mondo, creando una classifica dei posti più tranquilli del pianeta e dei meno raccomandabili. Sulla base dei dati raccolti nell’ultimo anno, l’organizzazione ha diffuso la classifica del 2011, insieme a un interessante video che spiega le principali novità sulla pace e i rapporti tra gli stati del mondo.

Il posto più pacifico è l’Islanda, seguita a poca distanza dalla Nuova Zelanda, che lo scorso anno era al primo posto. Lo stato meno pacifico al mondo è invece la Somalia, mentre al penultimo posto c’è l’Iraq e comprenderete sicuramente il perché. L’Italia è al 45esimo posto tra Tunisia (44) e Lettonia (46).

Per il secondo anno la spesa globale per gli armamenti è diminuita, complice la crisi economica e, dicono quelli del GPI, il miglioramento dei rapporti diplomatici tra diversi stati. L’Europa occidentale è la regione del mondo più pacifica, mentre la meno affidabile è l’area dell’Africa subsahariana. Pensateci, per le vacanze.

Posted in: altrimondi, economia e finanza Tag: global peace index, mondo, pace, paesi più pacifici, video

E non tornare

11 Febbraio 2011

Dopo 18 giorni di proteste, Hosni Mubarak si è dimesso. Adesso iniziano i casini, ma intanto se n’è andato. Ciao, niente cartoline, grazie.

Posted in: altrimondi Tag: egitto, hosni mubarak, rivolta egitto

Gran Bretagna, gran casino

31 Gennaio 2011

Quelli che bevono il tè alle cinque del pomeriggio e ci hanno la regina vivono in Inghilterra, in Gran Bretagna o nel Regno Unito? Sono inglesi o sono britannici? E gli scozzesi? E i gallesi? E che c’entrano gli irlandesi?

C. G. P. Grey ha deciso di rispondere a tutte queste domande con un video. E l’ha fatto parlando in inglese alla velocità della luce, ma se vi perdete qualche parola per strada ci son pur sempre le figure. Indeed.

Posted in: altrimondi Tag: britannici, c. g. p. grey, galles, gran bretagna, inghilterra, inglesi, irlanda, regno unito, scozia, video

Sveglia le Svalbard

21 Ottobre 2010

Il prossimo 26 ottobre la notte calerà su Longyearbyen e durerà quattro mesi. Per oltre 120 giorni, gli abitanti della cittadina delle isole Svalbard (Mar Glaciale Artico) non vedranno il sole sorgere, ma proveranno a non andare in letargo. Per aiutarli, e farsi pubblicità, Philips ha lanciato il progetto “Wake up the town”.

Nei prossimi mesi, i partecipanti all’iniziativa potranno utilizzare una lampada speciale prodotta da quelli di Philips che, a detta loro, aiuta a risvegliarsi anche nelle mattine con il buio pesto. La lampada ha una sveglia e funziona così: si attiva mezz’ora prima dell’ora impostata per il risveglio e gradualmente aumenta il livello di illuminazione della stanza, imitando il sorgere del sole. L’idea è quella di dare un risveglio naturale, recepito dal nostro organismo anche se stiamo ancora dormendo della grossa.

Tra quattro mesi Philips tirerà le somme, consultando gli abitanti di Longyearbyen per capire se effettivamente la sua lampada funziona anche dove il sole non sorge mai per una intera, lunga e fredda, stagione.

Posted in: altrimondi, tecnologie Tag: isole svalbard, lampada sveglia, longyearbyen, philips

Vice Guide to North Korea

12 Febbraio 2010

Ci sono pochi stati al mondo blindati e impenetrabili come la Corea del Nord. Il regime non impedisce ai turisti di visitare il paese, ma impone numerose limitazioni specie sul fronte della produzione di fotografie e filmati. Poi naturalmente ci sono le eccezioni.

Nel 2008, quelli di VBS.tv hanno prodotto un documentario notevole sulla Corea del Nord con un approccio giornalistico molto informale e coinvolgente. Il reportage non racconta solamente un paese sconosciuto ai più, ma offre anche numerosi scorci sul processo di creazione dello stesso documentario.

Vice Guide to North Korea è stato da poco ripreso dalla CNN, che ha deciso di condividere con i propri utenti un modo meno ortodosso – ma di certo ugualmente efficace – di fare giornalismo. Merita una chance, se ve lo eravate perso all’epoca. La seconda e la terza parte del reportage sono disponibili qui e qui, buona visione.

Posted in: altrimondi Tag: asia, corea, documentario, regime, reportage, vbs.tv

Dietro l’obiettivo

5 Febbraio 2010

Ci sono troppi fotografi nelle aree di Haiti colpite dal terremoto dello scorso gennaio? Osservando la grande quantità di scatti realizzati per raccontare l’immane tragedia del sisma, viene in effetti da chiedersi se sia opportuna la presenza di così tanti fotoreporter sull’isola.

Gli autori di Lens, il blog del New York Times dedicato al fotogiornalismo, hanno posto questa domanda ad alcuni fotoreporter, ottenendo una interessante gamma di risposte. Per alcuni è importante che sul campo siano presenti grandi quantità di fotografi per documentare al meglio le dimensioni della calamità, secondo altri invece un numero eccessivo di fotoreporter può rallentare i soccorsi o aumentare la ridondanza degli scatti realizzati, mentre per altri ancora la massiccia presenza dei fotografi potrà consentire di mantenere alta l’attenzione dei media su Haiti nel corso delle prossime settimane, quando i riflettori delle emittenti all news inizieranno a spegnersi.

Tra le numerose voci raccolte da Lens, colpisce quella di Christopher Anderson (Magnum Photos), che ha deciso di non raccontare con i propri scatti il terremoto di Haiti: «Non mi sono mai sentito a mio agio nell’occuparmi dei disastri naturali. Le guerre e le altre tragedie causate dall’uomo sono diverse. Ci sono problemi legati a ciò che è giusto e sbagliato, alla giustizia e alle ingiustizie, alle complicazioni politiche, eccetera. Ho l’impressione che la mia voce da osservatore abbia un senso. Ma con un terremoto o uno tsunami, non ho questo scopo. Non c’è bisogno di spiegare o contemplare qualcosa. C’è solamente l’immediata necessità per i fotoreporter di andare e raccontare ciò che è successo».

Terminato il primo momento di grande emergenza, inizierà la difficile fase della ricostruzione che fatalmente porterà con sé atti di grande altruismo e aberranti ingiustizie del tutto simili ai problemi che già affliggevano Haiti prima del sisma. Ora i fotoreporter sono tanti, forse troppi, ma quando alla rappresentazione della cruda cronaca subentrerà la necessità di realizzare scatti in grado di spiegare e denunciare i soprusi, qualcuno pronto a puntare l’obiettivo della propria macchina fotografica ci sarà ancora?

Posted in: altrimondi, fotogiornalismo Tag: fotoreporter, haiti, lens, terremoto

Massaqualcosa

27 Gennaio 2010

Noi dobbiamo fare i conti con lo spelling di Massaciuccoli, gli americani con Massachusetts.

Nello stato del New England la scorsa settimana  si è votato per eleggere il senatore destinato a occupare il seggio rimasto vacante in Senato dopo la morte di Ted Kennedy avvenuta nell’agosto del 2009. Il confronto elettorale è stato vinto dal repubblicano Scott Brown, che ha battuto la democratica Martha Coakley.

La candidata del Partito democratico ha condotto una campagna un po’ fiacca, collezionando una notevole serie di gaffe. A pochi giorni dall’elezione, per esempio, sulle principali emittenti televisive del Massachusetts è comparso uno spot per la Coakley con un chiaro errore nello spelling del nome dello Stato del quale voleva diventare la nuova senatrice.

Lo scivolone è stato ripreso dalla conservatrice Fox News, che nel corso della campagna elettorale si è sbilanciata non poco in favore di Brown. Le ragioni della sconfitta di Martha Coakley vanno naturalmente oltre l’infelice “Massachusettes” e il forte supporto dell’emittente di Rupert Murdoch.

Posted in: altrimondi Tag: elezioni, Massachusetts, senato, spelling, stati uniti

Paradiso perduto

15 Gennaio 2010

Nel corso degli ultimi giorni molti utenti hanno caricato su YouTube un’ampia serie di filmati che descrivono il triste scenario di Port-au-Prince dopo il devastante terremoto che ha colpito Haiti. Il celebre portale, ormai divenuto un archivio visuale globale dell’umana stirpe, raccoglie anche un interessante documentario d’epoca sull’isola inserito alcuni anni or sono, quando lo spettro del sisma era ancora lontano.

Il filmato risale al 1942, si intitola “Introduction to Haiti” e fa parte di una serie di documentari realizzati nella zona dei Caraibi da Mary Darling per la RCA. Oltre ai palazzi ora distrutti, come l’edificio che ospita il presidente di Haiti, la pellicola d’epoca propone uno scorcio sugli usi e i costumi della popolazione haitiana. Volti sorridenti di donne, uomini e bambini così distanti, eppure così vicini, agli sguardi attoniti e pieni di dolore di questi giorni.

Posted in: altrimondi, timemachine Tag: documentario, haiti, port-au-prince, terremoto, video

Mani in alto

8 Ottobre 2009

Ricordate la litigatina tra Fox News e CNN, con la prima che accusava la seconda di non aver seguito la manifestazione contro la riforma sanitaria a Washington e con CNN che accusava Fox News di non aver trattato giornalisticamente l’evento, ma di averlo promosso? Vale la pena tornarci sopra.

Alcuni giorni fa, Danny Shea sull’Huffington Post ha pubblicato un breve video nel quale si vede chiaramente una assistente di un giornalista di Fox News intenta a incitare la folla del Tea Party durante un collegamento per un servizio in diretta sulla manifestazione. Alza le braccia e invita i manifestanti a fare altrettanto per mostrarsi belli combattivi alla telecamera.

Fox News non ha potuto negare l’evidenza, ma ha naturalmente scaricato tutte le responsabilità sull’assistente definita in un comunicato «relativamente inesperta» e sanzionata per la propria condotta.

Posted in: altrimondi, internet e media Tag: cnn, fox news, huffington post, tea party, video
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