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il blog di emanuele menietti

economia e finanza

Il CUD e Littizzetto

25 Marzo 2013

Domenica sera durante Che tempo che fa, Luciana Littizzetto ha fatto una divertente tirata per criticare le modalità con cui l’INPS distribuisce a partire da quest’anno il CUD. La legge di stabilità prevede, infatti, per risparmiare qualche soldo che l’INPS non invii più milioni di lettere con la certificazione, ma che ogni persona interessata provveda autonomamente a prendersi la sua copia, possibilmente utilizzando il portale INPS.

Con le sue consuete iperboli, diciamo, Littizzetto ha spiegato che il nuovo sistema per ottenere il CUD è un casino, che si perde un sacco di tempo e che è impensabile che persone molto anziane si mettano davanti al computer per collegarsi al sito dell’INPS e scaricare la certificazione. Littizzetto ha anche detto che ci sono sistemi alternativi per avere il CUD, ma ha poi aggiunto che anche queste soluzioni fanno acqua da tutte le parti. Insomma, da come l’ha raccontata davanti a qualche milione di spettatori, e ricevendo grandi applausi in studio, sembra che ottenere il CUD 2013 dall’INPS sia diventato una chimera.

Incuriosito dalla faccenda sono andato sul sito dell’INPS e ho trovato una sezione alquanto dettagliata sulle nuove modalità per entrare in possesso del proprio CUD. L’elenco comprende tutte le alternative possibili per avere la certificazione anche per chi non ha un computer o nipoti, amici, altri parenti e congiunti che li possano aiutare. Il CUD è ottenibile presso: gli sportelli veloci e quelli self service in ogni sede territoriale INPS, i centri di assistenza fiscale (CAF) convenzionati, gli uffici postali di “Reti Amiche”, gli sportelli mobili INPS per le persone con più di 85 anni o particolarmente disagiate.

Infine, e non ultimo, ogni cittadino senza computer e in attesa del CUD dall’INPS può chiamare il numero verde (quindi gratuito) dell’Istituto per chiedere la spedizione a domicilio della certificazione. Il sistema è automatico: chiami l’803.164, segui il percorso guidato e poi a voce detti il tuo nome, cognome e altre informazioni fiscali. La telefonata può essere fatta anche da un familiare o da una persona di fiducia, non necessariamente dall’interessato.

Insomma, non è un casino come ha detto ieri sera Littizzetto scherzando, ma neanche troppo. È un modo diverso, certo perfettibile, di fare una cosa. E fa risparmiare soldi e carta, che con l’aria che tira.

Posted in: economia e finanza, radio-e-televisione Tag: che tempo che fa, cud, inps, luciana littizzetto

Confrontare Apple e pere

21 Agosto 2012

Ieri i giornali di mezzo mondo si sono occupati di Apple e del suo crescente valore in borsa, che ha portato la società ad avere una capitalizzazione record, superando quella di Microsoft del 1999 e diventando così la “società più ricca di sempre” (abbiamo ripreso la cosa anche sul Post con un post-it). Ora il blog The Audit della Columbia Journalism Review segnala che le cose, in realtà, sono un po’ diverse da come sono state raccontate ieri.

La cifra di 622 miliardi di dollari di Apple è un record nominale, che significa “sulla carta”, o in alternativa, non reale. Si tratta di un record solo se non viene aggiustata all’inflazione la cifra raggiunta da Microsoft nel 1999. Spiacenti, ma dovete correggere ogni numero in base all’inflazione, altrimenti confrontate mele e pere.

Sul blog spiegano che ci vogliono circa 1,38 dollari di oggi per avere lo stesso valore di un dollaro del 1999. Questo significa che Microsoft raggiunse il suo massimo a 856 miliardi di dollari (fatto l’aggiustamento), circa 235 miliardi di dollari in più rispetto al record di Apple di cui si era parlato ieri.

Posted in: economia e finanza, internet e media Tag: apple, borsa, capitalizzazione, microsoft

Brunetta e i governi di unità nazionale

8 Novembre 2011

Ciao, sono Emanuele e ieri ho guardato per qualche minuto Porta a Porta. Ed ero sobrio.

Rispondendo a una domanda di Riccardo Barenghi sull’opportunità di creare un’ampia coalizione per superare l’attuale crisi, il ministro Renato Brunetta ha risposto col suo solito modo di fare dicendo che «i governi di unità nazionale sono stati la disgrazia di questo paese e che il debito è stato prodotto proprio dai governi di unità nazionale». In studio c’era anche Enrico Letta del PD, che ha provato a smentire il ministro e apriti cielo. Brunetta ha ribadito il concetto e non c’è stato verso di fermarlo.

Ma davvero i governi di unità nazionale sono stati una disgrazia per i conti del nostro paese come dice Renato Brunetta? Nella nostra storia repubblicana recente un cosiddetto governo di unità nazionale fu sostanzialmente il terzo governo Andreotti, in carica dall’estate del 1976 al marzo del 1978. A guardare il grafico realizzato qualche tempo fa da quelli de Linkiesta non si direbbe che in quel periodo ci furono enormi disgrazie per i conti pubblici, specialmente se si fa il confronto con gli anni Ottanta e i governi certo non di unità nazionale di Craxi. All’epoca il rapporto tra deficit e PIL passò dal 65 per cento all’84,5 per cento. E chi fu uno dei consiglieri economici dei due governi Craxi? Renato Brunetta, l’economista che racconta di aver mancato per poco il Nobel. Ops.

Posted in: economia e finanza Tag: debito pubblico, renato brunetta

Le dimissioni di Berlusconi in Borsa

7 Novembre 2011

La faccenda delle dimissioni date per certe e poi smentite di Silvio Berlusconi ha avuto visibili conseguenze in Borsa, dove in questi giorni basta una particella pronominale in più o in meno per far piombare ora lo scetticismo, ora l’ottimismo. Franco Bechis, con la sua misteriosa fonte nel PdL, e Giuliano Ferrara hanno annunciato che entro poche ore il PresdelCons si sarebbe dimesso, facendo aumentare gli indici di Borsa e facendo diminuire il differenziale (spread) tra BTP e Bund tedeschi. Poi Berlusconi poco prima delle 13 ha seccamente smentito le voci e la Borsa non l’ha presa benissimo, perdendo in poco tempo quasi un punto e mezzo.

Due titoli a caso, Mediaset e Mondadori, hanno invece guadagnato sensibilmente nel momento della smentita.


fonte grafici: Yahoo! Finanza

Posted in: economia e finanza, politica Tag: borsa, mediaset, mondadori, silvio berlusconi

Che cos’è il PIL?

27 Ottobre 2011

Con la crisi dell’euro, con la Grecia che un giorno si e l’altro pure rischia l’insolvenza (cioè di non riuscire a ripagare i suoi debiti) e con le fluttuazioni continue del mercato, ci capita sempre più spesso di intrattenere quattro chiacchiere con parenti, amici e conoscenti sull’economia. Chi padroneggia poco la materia si tiene sul generico, mentre altri si vanno a impelagare in conversazioni acrobatiche usando l’ampio e a volte incomprensibile vocabolario dei termini economici. Quanti di questi saprebbero descrivere efficacemente che cos’è il Prodotto interno lordo? Sì, il PIL, croce e delizia degli economisti. Su Slate hanno provato a spiegare come funziona con un video. Per farsi un’idea guardandolo non è necessario essere ferrati in matematica, basta capire l’inglese.

Posted in: economia e finanza Tag: crisi, pil, prodotto interno lordo

I debiti dello Zio Sam

10 Agosto 2011

Da quando venerdì scorso Standard & Poor’s ha annunciato il declassamento della valutazione del debito pubblico a lungo termine degli Stati Uniti, dal massimo AAA ad AA+, analisti, investitori, capi di stato, istituzioni e probabilmente il mio dentista hanno ricominciato a lambiccarsi il cervello sul destino dell’economia globale. Basta osservare le Borse in questi giorni per accorgerci che non siamo messi bene, mentre è meno semplice capire come siamo arrivati fino a questo punto.

Il video qui sotto spiega efficacemente, seppure con qualche approssimazione, come gli Stati Uniti sono entrati nella loro crisi del debito. Condizioni minime e necessarie per capirci qualcosa: conoscere l’inglese e prendere un po’ alla leggera la parte finale della spiegazione, dove si racconta che l’intero sistema economico mondiale è destinato alla rovina. Prima di tornare al baratto c’è ancora tempo.

Posted in: economia e finanza Tag: crisi, debito, recessione, standard & poor's, stati uniti

Vita tranquilla

3 Giugno 2011

Il Global Peace Index (GPI) misura periodicamente quanto sono pacifici gli stati del mondo, creando una classifica dei posti più tranquilli del pianeta e dei meno raccomandabili. Sulla base dei dati raccolti nell’ultimo anno, l’organizzazione ha diffuso la classifica del 2011, insieme a un interessante video che spiega le principali novità sulla pace e i rapporti tra gli stati del mondo.

Il posto più pacifico è l’Islanda, seguita a poca distanza dalla Nuova Zelanda, che lo scorso anno era al primo posto. Lo stato meno pacifico al mondo è invece la Somalia, mentre al penultimo posto c’è l’Iraq e comprenderete sicuramente il perché. L’Italia è al 45esimo posto tra Tunisia (44) e Lettonia (46).

Per il secondo anno la spesa globale per gli armamenti è diminuita, complice la crisi economica e, dicono quelli del GPI, il miglioramento dei rapporti diplomatici tra diversi stati. L’Europa occidentale è la regione del mondo più pacifica, mentre la meno affidabile è l’area dell’Africa subsahariana. Pensateci, per le vacanze.

Posted in: altrimondi, economia e finanza Tag: global peace index, mondo, pace, paesi più pacifici, video

Dio salvi la regina e i suoi affari

30 Aprile 2011

Non so se ve ne siete accorti, ma ieri il principe William e Kate si sono sposati nell’abbazia di Westminster a Londra con una sobria cerimonia, qualche migliaio di soldati e diverse centinaia di cavalli scalpitanti. C’era anche una tizia di giallo vestita con un adorabile cappellino in tinta, dice che è autorizzata da Dio a fare la regina e tutti sono abbastanza deferenti nei suoi riguardi.

Il matrimonio reale di ieri ha tirato nuovamente in ballo la questione dei costi della monarchia del Regno Unito per i sudditi. Si stima che per organizzare e per gestire la cerimonia siano stati spesi 20 milioni di sterline (22,5 milioni di euro) e che ogni anno la Corona costi ai cittadini britannici circa 40 milioni di sterline (45 milioni di euro). Una cifra non indifferente, che spalmata su tutti i contribuenti significa una spesa per suddito di 65 pence (100 pence fanno una sterlina).

Partendo da questi dati, C. G. P. Grey, il tizio che tempo fa aveva spiegato con efficacia che cos’è il Regno Unito, ha deciso di sfatare in un nuovo video alcuni miti sul costo della monarchia britannica, dimostrando come Elisabetta II e la sua corte siano una valida risorsa per l’economia del paese. I sudditi spenderanno anche 40 milioni di sterline all’anno per la famiglia reale, ma la stessa frutta annualmente circa 200 milioni di sterline grazie alle proprie attività. Insomma, per ogni sterlina investita nella monarchia ce ne sono quattro che tornano (i profitti sono 160 milioni di sterline all’anno).

La cifra, spiega Grey, non tiene in considerazione anche gli introiti che derivano dal turismo, circa 12 milioni di turisti ogni anno che vanno in Gran Bretagna anche per vedere le residenze reali, tuttora utilizzate dalla corte della regina, portando circa 7 miliardi di sterline ogni anno nelle casse del regno. Il matrimonio di ieri, dicono gli analisti, ha dato una spinta potenziale di due miliardi di sterline. Un buon affare, e ve lo dice uno come me, felice di non essere suddito di qualche cialtrone per diritto divino. Anche se ci siamo quasi.

Posted in: costume, economia e finanza Tag: c. g. p. grey, costi monarchia, elisabetta ii, matrimonio reale, principe william, regno, regno unito

Crisi olimpica

27 Febbraio 2010

L’economia USA è pronta per compiere il balzo e lasciarsi la crisi alle spalle, ma senza gli sci adatti la ripresa sarà difficile…

credit: Cagle Cartoons

credit: Cagle Cartoons

Posted in: comics, economia e finanza Tag: crisi, economia, lavoro, stati uniti, vignetta
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