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il blog di emanuele menietti

treno

Rapporto binario

13 Novembre 2010

Ho deciso che si chiama Pietro. È seduto davanti a me, avrà trentacinque anni, forse qualcosa di meno, e ha tutte le caratteristiche dell’impiegato pendolare: le occhiaie, un completo scuro, camicia azzurro chiaro, cravatta blu e valigetta per il laptop. Lei, invece, si chiama Giorgia e non me lo sono inventato: Pietro l’ha chiamata per nome. Mi ha chiesto di far cambio di posto per stare vicino a lui quando sono saliti sul treno e così dal 71 sono passato al sedile 75. Giorgia ha gli occhi chiari, qualche anno in più di Pietro e qualche occhiaia in meno. Continua a guardarsi intorno. Sembra in ansia.

Chiacchierano del più e del meno, criticano una certa Stefania del reparto vendite e salta fuori che sono colleghi di lavoro. Lei non si sporge mai dal sedile, lui invece per rispondere le si avvicina sempre. Poi smettono di parlare e si tengono per mano, ma mica si guardano. Il “Biglietto, signori” del controllore fa sobbalzare lui e arrossire lei. Poi l’unico emblema di ordine e autorità a bordo sparisce in un altro vagone e Pietro e Giorgia viaggiano abbracciati.

Quando le suona il cellulare si stanno baciando. Pietro sbuffa, lascia la presa e si mette a leggere una rivista. Ciao amore, dice lei, schiarendosi la voce. Lui alza gli occhi al cielo e fa tamburellare le dita sul tavolino. Non sai quanto mi manchi, dice lei, sai che ti pensavo proprio adesso? Sei già lì, che bello. Pietro chiude la rivista e guarda la notte dal finestrino. Anche io, dice lei, e poi mette giù. Giorgia si avvicina, Pietro non la guarda.

Mi alzo dal sedile ché Porta Susa è vicina e devo scendere. Faccio un cenno e mi allontano verso l’uscita. Poco dopo arriva anche Giorgia, fruga in una tasca del cappotto, tira fuori un paio di cuffiette, poi qualche spicciolo e infine un fazzoletto di stoffa. Recupera un anello e lo infila al dito. Gliel’ha regalato Carlo, ho deciso che si chiama così, e tra poco lo rivedrà sulla banchina. Giorgia gli darà un bacio e andrà via con lui, che non è Pietro.

Posted in: my2cents Tag: binario, pendolari, racconto, treno

Sospeso

11 Marzo 2010

In stazione gli altoparlanti parlano sempre al plurale e i viaggiatori sono sempre signori. Preghiamo i signori viaggiatori di raggiungere i monitor indicanti il loro numero di carrozza per velocizzare le operazioni di imbarco. Pfff, penso io, sicuramente il treno si fermerà a venti metri di distanza dal punto indicato dal monitor, vatti a fidare. Il Frecciarossa invece arriva e sbaglia di una spanna appena, il numero è il dieci e sotto al monitor che lo indica si apre la porta della carrozza dieci.

Felice di essermi sbagliato salgo a bordo e raggiungo il posto 15, il mio alleato contro la gravità per i successivi 40 minuti. Qualche istante dopo, il treno abbandona la stazione interrata e guadagna velocità nelle viscere di una Torino ancora sonnacchiosa e destinata ad affrontare un’insolita giornata di marzo con la neve. Assonnato, forse più della città, osservo nel riflesso del finestrino il tizio barbuto seduto davanti a me: con gesti lenti e misurati, estrae da un piccolo sacchetto di plastica un vecchio walkman, inforca le cuffie, pigia il tasto play e le note di Vivaldi iniziano a confondersi con il rumore ritmato del vagone sulle rotaie. Moderno il treno, datato il supporto.

Terminata la galleria, il tizio scompare di colpo dal vetro e lascia spazio alla luce fredda e azzurra della campagna innevata. Scaccio dalla mente i pensieri sul lavoro da poco lasciato, sui cambiamenti in vista che mi attendono e inizio a raccogliere qualche idea nuova sul mio taccuino.

Il tizio che si è portato Vivaldi in treno è arrivato al primo movimento dell’Estate, pensando all’ironia del momento mi ritrovo a guardare il finestrino. Il convoglio sfreccia veloce spostando la neve e il ghiaccio sulla massicciata, pare quasi che galleggi su una nuvola di gelido vapore. Siamo entrambi sospesi, verso la meta.

Posted in: my2cents Tag: frecciarossa, milano, torino, treno, viaggio
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