Uovo di.
(Giacobbo, lascia stare. Dai.)
(Giacobbo, lascia stare. Dai.)
Un giorno mi son messo qua e ho scritto un racconto usando una sola vocale, la “a”. Poi un giorno m’è preso di scriverne un altro, di racconto, usando solo la “e”. Poi partecipai a un’iniziativa del Corriere per scrivere un romanzo in sei parole. E, insomma, giocare con le parole mi piace almeno quanto raccontare le cose, così sono rimasto incuriosito da A QWERTY story.
L’idea è quella di scrivere un racconto lungo 26 parole, una per ogni tasto delle lettere dell’alfabeto della tastiera. Semplice l’idea, semplici le regole:
1) La storia deve essere fatta di 26 parole, tante quante sono le lettere della tastiera del computer.
2) Ogni parola deve iniziare infatti con una lettera della tastiera.
3) Le lettere devono essere usate una sola volta e nell’ordine in cui compaiono sulla tastiera. Ossia: qwertyuiopasdfghjklzxcvbnm.
4) Nessuna regola per la punteggiatura o per la lingua utilizzata.
Per ora m’è venuta in mente questa.
Quando Winston era rabbioso, tracannava yogurt. Un infido oppositore provò a spiarlo. Dalla finestra gridò: “Hai jella!”. Karl lo zittì: “Xenofobo! Che vai blaterando?”. Nessuno mormorò.
Qualche mese fa la pubblicità della Old Spice, una marca di bagnoschiuma statunitense, è diventata molto celebre in tutto il mondo grazie all’originalità dei suoi spot. Un tizio illustra i vantaggi che derivano dall’utilizzo dei prodotti Old Spice mentre le ambientazioni dietro di lui cambiano grazie ad alcuni effetti speciali molto divertenti. Si fa prima a vederlo che spiegarlo, eccolo.
Ora quelli di Sesame Street hanno deciso di farne una parodia, altrettanto divertente e muggente.
Nonostante dalle nostre parti la concentrazione di politici inetti sia molto alta, il Bel Paese non detiene di certo l’esclusiva.
Dopo la formidabile fesseria pronunciata lo scorso gennaio dal vicepresidente del South Carolina (USA), che aveva paragonato gli alunni che beneficiano del programma per avere i pasti gratis a scuola agli animali randagi, ora è il turno di un altro politico americano.
Nel corso di una consultazione parlamentare sull’intenzione dell’esercito americano di intensificare la presenza dei militari nell’isola di Guam, il democratico Hank Johnson ha pronunciato questa obiezione dinanzi all’ammiraglio Robert F. Willard (minuto 1:20 nel video qui sopra):
La mia paura è che l’intera isola diventi così tanto popolata da inclinarsi su un lato e infine capovolgersi.
Come no. Del resto Manhattan quante volte si è già ribaltata?
Su Chatroulette qualcuno scriverà un bel trattato di sociologia della comunicazione, prima o poi. L’ambaradan per chattare in video con individui scelti a caso sta stimolando la fantasia di numerosi utenti, determinati a sfidare lo zoccolo duro di maniaci ed esibizionisti che affollano quotidianamente il portale.
Il cantautore Ben Folds, per esempio, ha deciso di improvvisare al pianoforte una serie di canzoni basate sui personaggi incontrati dal vivo su Chatroulette. Il filmato, caricato su YouTube, ha raccolto in pochi giorni oltre 4,2 milioni di visualizzazioni, ma è stato successivamente rimosso dal portale a causa della violazione delle politiche imposte per l’upload dei video. Una versione rivista e corretta è disponibile da qualche giorno, mentre una seconda puntata delle improvvisazioni al piano di Folds non dovrebbe farsi attendere molto.
Tra gli esperimenti più curiosi effettuati su Chatroulette è sicuramente degna di nota la semplice trovata di Gabriele del blog Vita di un IO. Il blogger ha deciso di presentarsi in chat indossando il cilindro del Cappellaio Matto della nuova versione di Alice in Wonderland firmata da Tim Burton e da poco al cinema. Probabilmente qualcuno non avrà gradito l’esperimento, ma il montaggio realizzato da Gabriele scalda lo spirito. È bello sapere che dei perfetti sconosciuti sperduti chissà in quale angolo del mondo possano guardarsi per un istante negli occhi e regalarsi un sorriso. Naturalmente a caso.
Avete presente Rush Limbaugh, il tizio iperconservatore che conduce uno show radiofonico di successo negli Stati Uniti? Pare sia un ottimo rimedio contro gli scolitidi, i famelici coleotteri ghiotti di materiale legnoso che portano spesso devastazioni nelle foreste.
I positivi effetti del vocione di Limbaugh per scacciare questi insetti sono stati riscontrati da un gruppo di ricercatori della Northern Arizona University, che hanno testato la reazione degli scolitidi ad una serie di forti stress sonori. Oltre alla voce del conduttore radiofonico, il team ha utilizzato anche alcuni brani dei Queen e dei Guns n’ Roses.
Risultato: in presenza delle forti sollecitazioni sonore, i coleotteri hanno arrestato le loro libagioni e gli accoppiamenti e in alcuni casi hanno iniziato a combattersi tra loro. Amplificando e prolungando il richiamo di una particolare specie di questi coleotteri, Dendroctonus, i ricercatori hanno ottenuto risultati simili modificando sensibilmente il comportamento di questo insetti.
Per Limbaugh si aprono nuovi scenari di marketing e inquietanti analogie coi bacarozzi.
Lo ammetto, non sono sempre clemente nei confronti della Stampa. Cliente affezionato di questo blog, il quotidiano torinese entra in casa mia da una vita e desta in me rispetto e affetto, ma anche grande scoramento quando vi trovo qualcosa che a mio sindacabilissimo giudizio non va. Ora potrei in parte ricredermi alla luce di questa mirabile e involontaria campagna di marketing virale su scala planetaria.
Che cosa c’è di strano? La foto con le piroghe è stata scattata a Mirissa, in Sri Lanka.
Due tizi ingaggiano una battaglia all’ultima t-shirt davanti all’obiettivo di una fotocamera. L’idea è semplice, ma la realizzazione è formidabile.
Il video è stato realizzato con la tecnica dello stop-motion, sostanzialmente un fotogramma per volta, utilizzando ben 222 magliette. Tale soluzione ha consentito di animare le immagini riprodotte sulle t-shirt ottenendo effetti molto realistici e divertenti.
La produzione del filmato ha richiesto due giorni di riprese e un bel po’ di ginnastica per cambiare le magliette a ogni fotogramma. Tanta fatica potrebbe comunque portare a un buon ritorno economico: gli autori dell’iniziativa hanno messo in commercio gli originali e i modelli utilizzati per la realizzazione del video. Business is business.
Prima o poi giungerà il giorno della nostra estinzione.
Ridotta a una discarica ormai disabitata, la Terra potrebbe conoscere l’arrivo di un turista spaziale da chissà quale dimensione nello spaziotempo. Sandali ai cinque piedi, pantaloncini corti e W-shirt, il nostro alieno potrebbe aggirarsi tra le macerie della nostra civiltà e scoprire così Dante, la bellezza delle statue del Canova, le sublimi melodie di Beethoven e quel che resta di una Ferrari. Questo nella migliore delle ipotesi.
Nella peggiore, di tutte le meraviglie realizzate dall’uomo potrebbe salvarsi un solo DVD contenente un filmato che in tre minuti riassume i video più in voga su YouTube.
Bastano tanta fantasia, molta pazienza (la creazione di filmati in stop motion è un’operazione lunga e laboriosa), ingredienti un poco fuori dal comune… ed un geniale piatto di spaghetti è servito. Buon appettito.