Sul Post ieri abbiamo chiesto a chi ci legge di dare una mano a Berlusconi per trovare un nuovo nome da dare al suo partito. Del resto il Cavaliere è fatto così, quando i problemi iniziano a essere troppi il meglio è un bel rebranding: si cambia il marchio e, via, si ricomincia.
Anche quelli di Metilparaben hanno deciso di aiutare il Presdelcons, con un generatore automatico. Gratis, Mamma e Gol non sono male.
Pare che Berlusconi voglia chiamare il partito utilizzando una sola parola, gira voce che sia Italia, ma va a finire che lo chiama Azzurri. Eh.
Sono stato spesso scettico sul personaggio, ma ieri Dario Fo a Vieni via con me ha recitato un valido monologo giocando con il Principe di Machiavelli e un certo Cavaliere. Vorrei arrivarci io a 84 anni suonati così. Certo, poi toccherebbe imparare a recitare, o guadagnarsi un Nobel.
Ieri il presdelcons e quell’uomo di rara finezza che si chiama Umberto Bossi si sono recati in Veneto per verificare le condizioni dopo l’alluvione e per rassicurare la popolazione. Berlusconi è stato contestato sonoramente, anche se le urla e gli schiamazzi sono rimasti in lontananza contenuti dalle forze di polizia, ché il manovratore di Arcore non va disturbato.
Della delegazione che ha compiuto il sopralluogo faceva anche parte Roberto Cota, il presidente della Regione Piemonte. Il governatore era lì «per portare la solidarietà del nord ovest, colpito alcuni anni fa da un evento analogo». Viene da chiedersi con quali soldi Cota abbia attraversato tutta la Padana per andare a portare la sua solidarietà. Così a naso, mi sembra un’iniziativa inutile, quasi quanto il baldo leghista. In un certo senso siamo ancora nel fango, qui, dall’altra parte della grande pianura.
Addendum postumo
In realtà Cota serve a qualcosa: è un ottimo sostegno per il posacenere di Umberto Bossi, che incurante sfumazza il sigaro anche nei luoghi chiusi pubblici. Perché lui con la legge Sirchia ci si pulisce il eccetera eccetera.
Prima di diventare completamente autonomo, il mio blog è stato ospitato per anni sul sito web della Stampa e – come ricordano gli aficionados – i rapporti con il giornale torinese sono stati spesso burrascosi. L’ascia di guerra è ormai sottoterra da tempo e La Stampa si merita la segnalazione di due cose (buone) fatte negli ultimi giorni.
Anna Masera, uno dei responsabili dell’edizione web della Stampa, spiega oggi sul suo blog perché ha deciso di non pubblicare sul portale del giornale le immagini di Ruby, la ragazza minorenne alla base del nuovo scandalo ormonale che interessa il Cavaliere e il suo entourage. Ci sono tre motivazioni, spiega Anna:
1) si tratta di una ragazza minorenne, almeno fino al 1 novembre quando a quanto pare compirà 18 anni;
2) le foto su Facebook sono visibili solo se si è suoi “amici”, per cui ha cercato di tutelare la propria privacy e non abbiamo diritto di violarla, in nome di una curiosità pruriginosa che non aggiunge nulla alla notizia di per sè.
3) E’ vero che la notizia che la vede implicata – a differenza della tragica storia di Sarah Scazzi a cui si riferiva il direttore nel suo editoriale- riguarda personaggi pubblici di alto profilo come il premier Silvio Berlusconi ed è quindi una notizia rilevante, ma – per ora almeno – Ruby ci risulta che non sia indagata e che non abbia fatto nulla che giustifichi un accanimento mediatico sulla sua persona.
Mi pare una buona scelta e, sarà un caso o vai a sapere cosa, oggi nella homepage della Stampa i boxini morbosi con le foto pruriginose di attrici, modelle e compagnia bella poco vestite sono sostanzialmente assenti. Bisogna vedere quanto dura.
La seconda cosa, sicuramente buona, è l’arrivo dell’archivio storico della Stampa. Dopo anni di lavoro, il giornale ha terminato la digitalizzazione di tutti i suoi numeri dal 1867 a oggi. Basta andare qui, inserire le parole chiave e l’intervallo di tempo e scoprire quando si è parlato per la prima volta di Bambi. Per dire.
Sul sito del New York Times ha raccolto diverse decine di commenti l’articolo, molto documentato, di Rachel Donadio sulla bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta. Alcuni sono stati inviati da italiani, altri dai lettori statunitensi e danno spunti di riflessione su come siano percepite queste vicende all’estero.
Riferendosi a Berlusconi, dalla Virginia tale NS, per esempio, si chiede:
Fino a quando gli italiani saranno disposti a sopportare il suo comportamento oltraggioso non ci sarà molto da fare. E ciò porta a una domanda: perché gli italiani continuano a permettere questo cattivo comportamento?
K.F. Tanabe da Bethesda (Maryland) non conosce probabilmente il film Il Caimano di Moretti e scrive:
Questa vicenda così drammatica legata a Silvio Berlusconi mi ricorda Citizen Kane (Quarto potere, ndb). Spero che un grande regista italiano realizzi un film sulla sua vita con celebrità a bizzeffe: feste scatenate in Sardegna, scandali sessuali, politica sporca, legami tra le élite e la malavita, un magnate dei media che si fa strada, la dolce vita.
Jr dall’Ohio appronta un ardito confronto tra la nostra politica e la loro:
Perché tutta questa rabbia nei confronti di Berlusconi? Lui non è peggio dei politici statunitensi. Loro mentono, prendono bustarelle, vendono i cittadini al migliore offerente. Assumono comportamenti illeciti e immorali, eppure mantengono il loro status, la salute, la “fama e la fortuna”. L’Italia non è peggio degli Stati Uniti in questo, anzi forse è meglio. Loro hanno un corrotto. Noi di corrotti abbiamo il Congresso, gli amministratori, i lobbisti eccetra.
Ivana è nata da famiglia italiana, vive a Dallas e scrive:
Credo che gli italiani non abbiano memoria storica, hanno perso il senso della memoria storica. Pasolini lo disse molti anni fa e credo che sia un pensiero ancora valido oggi. Se avessero mantenuto la memoria del passato, non avrebbero permesso a un uomo come Berlusconi di governare il paese per così tanto tempo. È davvero una vergogna. E credo che il peggio debba ancora venire. Una volta che Berlusconi avrà lasciato il potere (quando prima o poi accadrà), sono certa che l’Italia sarà vittima di una fase di disordine politico e sociale.
Infine, Eugene Gorrin di Union (New Jersey) è meno apocalittico e affida la sua opinione a poche semplici frasi:
Nessuno dovrebbe essere al di sopra della legge. Tutti uguali, si tratti di re, regina, principe, banchiere, operaio o contadino. È così che dovrebbe essere.