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cattivamaestra

il blog di emanuele menietti

scuola

Acca

29 Febbraio 2012

Non ero l’unico ad avere l’incubo dell’acca maiuscola alle elementari, come ammettevo qui l’altro giorno. Salta fuori che anche Marco Lodoli aveva i suoi problemi con quella lettera, come racconta nel suo Il rosso e il blu (Einaudi):

Ricordo come fosse adesso il dramma che derivò dalla prima acca maiuscola, quella lettera assurda che forse oggi più nessuno saprebbe ripetere. […] Ho la matita in mano. […] Provo a scrivere la mia acca maiuscola. Sbaglio, cancello con la gomma bianca. Provo di nuovo, cancello. Provo provo provo, cancello cancello cancello. Il foglio in quel punto si assottiglia, si assottiglia sempre di più e poi, orrore!, si apre un buco vertiginoso. Cerco di coprirlo con la mano, ma so che non ho alcuna speranza di farla franca, lo so benissimo.

Posted in: libri e poesia, pillole Tag: marco lodoli, scuola

La frutta in classe

27 Febbraio 2012
George Marks/Retrofile/Getty Images

George Marks/Retrofile/Getty Images«L’ordine esteriore riflette l’ordine interiore.» Ce lo ripeteva quasi tutti i giorni, la maestra, quando aprivamo i quaderni per iniziare a disegnare gli insiemi o scrivere le infinite pagine di lettere in corsivo. La mia bestia nera era l’acca maiuscola: sul modello da copiare era un’opera d’arte degna di un amanuense, ma a ogni tentativo di riprodurla fallivo miseramente. Poi imparai a tracciarne solo le linee essenziali e ad aggiungere in un secondo momento riccioli e fronzoli; funzionava e non fui mai scoperto. Applicai lo stesso sistema per molte altre lettere e forse è per questo motivo se ora scrivo in corsivo come un sismografo impazzito.

La routine degli esercizi in classe veniva brevemente interrotta a metà mattina dall’arrivo della bidella. Bussava e, senza attendere l’avanti della maestra, entrava portando una strana scatola scoperchiata marrone scuro. Al suo interno c’erano piccoli cartoni del latte e vasetti di yogurt per me e per gli altri 24 miei compagni di classe. Con gesto solenne la maestra prendeva in consegna la scatola e la appoggiava sul davanzale, avendo cura che non fosse troppo vicina allo spiffero della finestra e non troppo lontana dal termosifone. Lì, in quella terra di nessuno sul marmo del davanzale, c’era il microclima ideale per far lievemente intiepidire latte e yogurt evitando che ingolfassero i nostri stomaci.

Al momento dell’intervallo, la maestra si trasformava per qualche minuto in lattaia e distribuiva la merenda. Poi si tornava al banco per consumarla, condizione minima e necessaria per poter giocare dopo con gli altri compagni. Erano gli ultimi anni dei ruggenti Ottanta e non escludo che con latte e yogurt le classi della mia scuola e delle altre elementari di Torino abbiano contribuito all’aumento del debito pubblico del nostro paese. L’iniziativa fu in seguito abbandonata, ufficialmente perché non si poteva garantire la corretta conservazione dei prodotti in classe (non erano tutti abili come la mia maestra col microclima del davanzale), e probabilmente perché gestire la faccenda costava troppo. Il momento della merenda fu così riconsegnato alla responsabilità dei genitori, dei panettieri nel circondario, del Mulino Bianco e della Kinder.

Da qualche anno, il comune di Torino è tornato alla carica proponendo una versione rivista della sua merenda in classe per le elementari che renderebbe fiera Michelle Obama. Abbandonati latte e yogurt, il servizio mense scolastiche della città dà la possibilità alle classi di consumare a metà mattina un frutto come merenda. L’idea è buona e può in effetti tornare utile per educare i bambini (e i genitori) a un’alimentazione più corretta ed equilibrata. Il servizio è facoltativo e spetta a insegnanti e genitori di ogni classe decidere se aderire o meno. Nonostante ci sia questa opzione da diversi anni, per ora poche classi hanno deciso di adottarla, e a leggere sul sito del comune le poche adesioni sembrano incomprensibili:

Il consumo di un frutto a metà mattina, anziché al termine del pasto, non stravolge l’apporto nutrizionale, fornisce il giusto ristoro nel corso della mattinata e non rovina l’appetito. Poiché non esistono difficoltà organizzative per la distribuzione della frutta al mattino, si auspica vivamente un incremento delle adesioni delle scuole, anche solo di una parte delle classi non essendo obbligatorio che sia la scuola intera ad aderire.

In realtà, le difficoltà organizzative ci sono eccome e ricadono principalmente sugli insegnanti. La frutta arriva spesso in classe gelida di frigorifero e non c’è strategia del microclima che tenga. I frutti sono di frequente acerbi o di qualità insoddisfacente. Inoltre, le classi che decidono di aderire ricevono la frutta a metà mattina, ma questa scelta esclude la possibilità di averla anche a pranzo durante la mensa. A volte i menù prevedono pranzi senza frutta, sostituita da un dolce, e in questo caso a metà mattina non viene consegnata nelle classi, quindi i genitori devono ricordarsi di dar qualcosa ai loro bambini che altrimenti restano senza spuntino.

Ai miei tempi (eh) latte e yogurt venivano distribuiti rispettivamente con cannucce e cucchiai di plastica, mentre la distribuzione a metà mattina della frutta non prevede che siano forniti coltellini di plastica, piattini o tovaglioli. Maestre e maestri devono quindi industriarsi per aiutare i bambini a mangiare il loro frutto senza fare disastri, e chi ha alunni di prima o seconda si ritrova a sbucciare frutta come se non ci fosse un domani, mentre dovrebbe essere lì per insegnare (che è una cosa un po’ diversa). Quando le cose vanno bene, in classe arrivano mele e arance e si fa relativamente in fretta e senza danni. Altre volte le cose vanno diversamente: ci fu un giorno in cui a metà mattina la bidella se ne arrivò con un kiwi per ogni bambino. Ci sono insegnanti che da allora faticano a riconoscere i parenti.

Posted in: costume, torino Tag: frutta, scuola

Inculcami questo

26 Febbraio 2011

Poter educare i figli liberamente, e liberamente vuol dire di non esser costretto a mandarli a scuola in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli.

Silvio Berlusconi

Adesso qualcuno vada a prenderlo per una delle sue enormi orecchie e lo porti via. Via.

Posted in: pillole, politica Tag: insegnanti, scuola, silvio berlusconi

Randagi

5 Febbraio 2010

Alcuni politici che bazzicano le aule del Palazzo sono a dir poco impresentabili. Li osservi, leggi le loro dichiarazioni sconclusionate e intanto ti chiedi: ma al mondo esisteranno altri esemplari appartenenti alla specie Homo politicus altrettanto imbarazzanti?

La risposta è naturalmente sì, come dimostra la perla recentemente scodellata dallo statunitense Rudolph Andreas “André” Bauer, vicegovernatore del South Carolina. Durante un recente intervento pubblico, Bauer ha paragonato gli alunni delle scuole pubbliche che beneficiano del programma per avere i pasti gratis a scuola agli animali randagi, destando polemiche a non finire:

Mia nonna non era una donna con una grande istruzione, ma quando ero bambino mi disse di smettere di dar da mangiare agli animali randagi. E sapete perché? Perché si moltiplicano! Se date una giusta quantità di cibo a un animale o a una persona, facilitate il problema. Poi si moltiplicheranno! Specialmente quelli che non la pensano così.

Nei giorni seguenti il vicegovernatore ha tentato di mitigare il senso del proprio infausto discorso, ma senza ottenere grandi risultati anche a causa di uno sviluppo a sorpresa della vicenda. Compiendo alcune indagini, l’Associated Press ha scoperto che da bambino Bauer aveva usufruito del medesimo programma per i pasti gratuiti ora ferocemente criticato dal Bauer adulto.

Posted in: malatempora Tag: bauer, mensa, randagi, scuola, south carolina, stati uniti

Dentro la notizia, ma in un angolo

22 Gennaio 2010

Il piccolo show del Cavaliere tra i bambini abruzzesi di cui scrivevo ieri è solo una faccia della medaglia. Il video che segue mostra l’altra metà della concezione di democrazia che ha in mente il nostro.

Del filmato non colpisce solamente l’arroganza di chi gestisce l’evento, ma anche l’indolenza della maggior parte dei giornalisti cui viene fortemente limitata la possibilità di compiere il proprio mestiere. Qualcuno si lamenta destando l’ilarità di qualche altro collega, che evidentemente ormai sa come funziona e si accontenta della pappa pronta preparata dal servizio audio/video approntato dalla Presidenza del Consiglio. Un servizio molto caro, almeno a giudicare dalle rivelazioni fornite la scorsa settimana dall’Espresso nell’inchiesta “Silvio, quanto ci costi” (si parla di decine di migliaia di Euro per la gestione di un solo evento lo scorso settembre).

Il premier, i bambini e l’occhio complice delle telecamere insieme per costruire l’evento, i giornalisti da parte per non disturbare troppo in scena. Roba da rivalutare il giornalismo embedded in Iraq nel 2003.

Posted in: internet e media, politica Tag: abruzzo, bambini, berlusconi, giornalismo, scuola, video

Dimmi come ascolti…

12 Settembre 2009

Periodo pieno di discorsi ufficiali, quello di Obama. Prima gli studenti per l’inizio dell’anno scolastico, poi il Congresso per rilanciare la riforma del sistema sanitario.

Obaspeech
Posted in: comics, obama Tag: congresso, discorso, obama, salute, scuola, stati uniti, umorismo, vignetta
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